“Le malattie del corpo si curano con la mente. Le malattie della mente si curano con il corpo.”
La malattia da reflusso gastroesofageo (reflusso) è una condizione cronica in cui l’acido dello stomaco risale nell’esofago. Sperimentare occasionalmente un reflusso acido non è patologico, ma quando questo si verifica almeno due volte a settimana è considerato una malattia.

L’ansia è la risposta naturale del tuo corpo allo stress, ma un’ansia grave o un’ansia che dura alcuni mesi e interferisce con la tua vita può indicare un disturbo d’ansia.

Entrambe le condizioni sono in aumento in tutto il mondo, specialmente nei paesi occidentali e quelli industrializzati. In queste zone si stima che tra il 15 e il 25% degli individui soffra di reflusso e il 15-20% degli adulti abbia un disturbo d’ansia.
Le due patologie possono sembrare completamente estranee, ma i ricercatori e i dati scientifici derivanti dalla medicina basata sull’evidenza, mettono sempre più in evidenza la presenza di un “chiaro” collegamento tra reflusso e ansia, sebbene la natura di tale collegamento non sia chiara.
Un grosso studio scientifico del 2015 ha scoperto che l’ansia, la depressione e altri disturbi psicologici aumentano il rischio di reflusso. Numerosi altri studi, invece, hanno dimostrato l’effetto opposto, ovvero l’impatto negativo del reflusso sulla qualità della vita causato da ansia e depressione, creando quindi un circolo vizioso (è nato prima l’uovo o la gallina?).

Alcuni studi, tra cui un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Gastroenterology, mostrano che molte persone con sintomi di ansia e reflusso hanno normali livelli di acido esofageo. Tali risultati sono stati ottenuti con un particolare esame denominato ph-impedenziometria delle 24h che misura, momento per momento, nelle 24h, i rigurgiti acidi che dallo stomaco arrivano nell’esofago. E come si spiegherebbero quindi in questi pazienti i sintomi descritti? Con un meccanismo molto complesso determinato da una percezione alterata dei sintomi sia a livello esofageo che a livello cerebrale. Si ritiene infatti che l’ansia, la depressione, lo stress possano renderti più sensibile al dolore e ad altri sintomi del reflusso.

L’ansia e altri disturbi psicologici possono anche influire sulla motilità esofagea e sul funzionamento dello sfintere esofageo inferiore. La motilità esofagea si riferisce alle contrazioni che si verificano nell’esofago per spostare il cibo verso lo stomaco.
Lo sfintere esofageo inferiore è un anello muscolare attorno all’esofago inferiore che si rilassa per consentire a cibo e liquidi di entrare nello stomaco e si chiude per impedire al contenuto dello stomaco di rifluire.
Il reflusso e l’ansia possono causare una serie di sintomi diversi, anche se ce ne sono alcuni che entrambe le condizioni sembrano avere in comune.
Problemi gastrointestinali, come bruciore di stomaco, nausea e mal di stomaco sono sintomi comuni di entrambe le condizioni. Un altro sintomo comune in entrambi è la sensazione di “bolo”, che è la sensazione indolore di un nodo alla gola o una sensazione di oppressione o soffocamento.
Le persone che provano la sensazione di bolo spesso hanno anche raucedine, tosse cronica o un persistente bisogno di schiarirsi la gola, che sono anche sintomi comuni causati dal reflusso acido.
Il sonno interrotto è anche un sintomo comune di entrambe le condizioni. Il reflusso acido può essere peggiore quando si è sdraiati, il che può farti svegliare spesso. L’ansia influisce sul ritmo del sonno e può rendere difficile addormentarsi o rimanere addormentati.
Altri sintomi del reflusso includono:
- dolore al petto
- difficoltà a deglutire (disfagia)
- rigurgito di liquido acido o cibo

Altri sintomi di ansia includono:
- sensazione di irrequietezza o nervosismo
- un senso di morte imminente o pericolo
- battito cardiaco accelerato
- iperventilazione o sensazione di fiato corto/respiro incompleto
- difficoltà a controllare la preoccupazione
- costrizione o dolore al torace
STRESS E REFLUSSO: questione di percezioni!
Come anticipato in precedenza, molto dell’interazione tra reflusso e ansia dipende proprio da una questione di percezione dei sintomi.
La percezione dei sintomi dell’apparato digerente, in particolare modo quello degli stimoli esofagei, è un meccanismo complesso, sostenuto da processi neuronali periferici (a livello dell’esofago) e centrali (nel cervello) dove fattori emotivi, cognitivi e propriocettivi interagiscono tra di loro.
Numerose ricerche scientifiche dimostrano che la stretta correlazione tra reflusso e disturbi psicologici derivano dalla combinazione di due fattori: l’ipervigilanza, ovvero la continua e costante “attenzione” inconscia ai sintomi e alla loro intensità e l’ipersensibilità esofagea, ovvero la spiccata sensibilità delle pareti dell’esofago ad avvertire gli stimoli “dolorosi” derivanti dall’acidità, dalla risalita dei cibi e dall’infiammazione. Questa alterazione di percezioni tra esofago e cervello contribuisce allo sviluppo e al mantenimento sei sintomi sia del reflusso che dell’ansia, generando una sorta di “psico-somatizzazione”.
Nello specifico, andiamo ad analizzare questi due fattori di alterata percezione.
L’ipersensibilità dell’esofago deriva da due fenomeni neurologici: l’allodinia, ovvero la percezione dolorosa in risposta a stimoli di per sé non “dolorosi” né pericolosi, e l’iperalgesia, ovvero l’amplificazione della percezione di questi stimoli. Ad esempio, i soggetti possono percepire come doloroso il passaggio del cibo nell’esofago o avvertire una fisiologica risalita di cibo dopo pasti abbondanti come patologica.
L’ipervigilanza esofagea invece consiste in un’aumentata e “ingiustificata” attenzione ai disturbi esofagei. Tale fenomeno genera quindi reazioni psicologiche sproporzionate rispetto alla reale minaccia dei sintomi. Questa costante “iperattenzione” genera quindi rimurginio, catastrofizzazione quindi paura e altri sintomi tipici dell’ansia. Si instaura dunque un ciclo di rinforzo, che contribuisce ad esacerbare lo stato di malessere.
Reflusso “alto” laringo-faringeo e ansia: vale quanto detto finora?
Quando il reflusso oltre che dallo stomaco in esofago si spinge ancora più in alto fino alla gola, quindi alla parte profonda della bocca ovvero laringe e faringe, si parla di reflusso “alto” laringo-faringeo.

A differenza di ciò che avviene nel più noto reflusso gastroesofageo, i succhi gastrici e i gas che risalgono dallo stomaco attraversano velocemente l’esofago, tanto che chi soffre di reflusso laringo faringeo può non lamentare disturbi come bruciore o acidità e in questi casi si parla di “reflusso silente”.
Nella maggior parte dei casi si manifesta con sintomi e disturbi che difficilmente sono associati al reflusso rendendo difficile la diagnosi. I sintomi tipici sono quelli di molte comuni affezioni del cavo orale e delle alte vie respiratorie:
- mal di gola
- raucedine
- necessità di schiarirsi la gola
- tosse secca
- muco spesso
- sensazione che qualcosa sia bloccato nella gola ovvero il “bolo faringeo”
E che correlazione c’è tra il reflusso “alto” e l’ansia?

Un recente studio scientifico ha messo chiaramente in evidenza, come già dimostrato per il reflusso gastro-esofageo “basso” che l’ipervigilanza esofagea e l’ansia sintomo-specifica sono strettamente correlati. I pazienti con sintomi di reflusso laringoiatrie faringeo dominante avevano livelli di ansia, valutati con strumenti di misurazione scientificamente validati, molto più alti rispetto ai pazienti con reflusso gastroesofageo “basso” con esofagite (ovvero i veri reflussori) o ai controlli (ovvero pazienti sani), mentre i pazienti con sintomi concomitanti di reflusso alto e basso avevano punteggi di ipervigilanza molto più alti rispetto ai controlli e livelli di ansia ben più alti rispetto ai pazienti con reflusso gastroesofageo “basso” con esofagite (ovvero i veri reflussori) o ai controlli (ovvero pazienti sani).
Questo studio dimostra quindi chiaramente che, negli studi medici, durante un approccio specialistica sulla malattia da reflusso gastroesofageo sia alto che basso, l’ipervigilanza esofagea e l’ansia sintomo-specifica devono essere prese seriamente in considerazione nei pazienti che riferiscono sintomi di reflusso laringo faringeo portando in visione una gastroscopia normale. A questo punto, per lo specialista, è dirimente indagare oltre chiedendo una pH-impedenziometria delle 24h e, se questa risulterà negativa, un colloquio con il paziente volto ad un approccio più “introspettivo” per cercare di rendere cosciente e consapevole la persona della probabile genesi del proprio disturbo.

Ci sono rimedi casalinghi per il reflusso e l’ansia? Certo che sì!
Ci sono cose che puoi fare a casa che possono aiutare ad alleviare i sintomi di reflusso e ansia. Un medico può raccomandare di provarli prima dei farmaci o in combinazione con cure mediche.
I rimedi casalinghi includono:
- mangiar sano evitando cibi e bevande che provocano reflusso acido o bruciore di stomaco
- evitare caffeina e alcol
- fare esercizio fisico regolare, come lunghe passeggiate o nuoto
- esercitarsi con le tecniche di rilassamento, come lo yoga, il tai chi o la meditazione
